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Addio Vivienne Westwood. Cosa ci lascia la ribelle della moda contemporanea

Addio Vivienne Westwood. La stilista inglese ottantunenne è morta il 29 dicembre dopo una lunga malattia che ha voluto tenere privata. Lavorando fino all’ultimo, ha dato voce alla moda come arte e provocazione, costruendo l’estetica punk e perseguendo da subito la causa della moda sostenibile. Nata l’8 aprile 1941 nel Derbyshire, inizia la sua carriera quando nel 1965 incontra Malcolm McLaren, il manager dei Sex Pistols. Insieme aprono nel 1971 il primo negozio, Let it rock, in King’s Cross a Londra. Un anno funesto per il Regno Unito, che in un anno, dopo la scomparsa della regina Elisabetta, perde un’icona della contemporaneità.

La notizia è giunta tramite un post pubblicato sulla pagina ufficiale della stilista:

Vivienne Westwood è morta in pace, circondata dall’affetto della sua famiglia a Clapham, South London. Ha continuato a fare le cose che amava fino all’ultimo, progettando, lavorando sulla propria arte, scrivendo il suo libro e cambiando il mondo in meglio. Ha condotto una vita meravigliosa.  La sua capacità di innovare e l’impatto che ha avuto negli ultimi 60 anni sono stati immensi e continueranno nel futuro. 

Dagli inizi alla rivoluzione della moda: chi era Vivienne Westwood

Dopo aver aperto il suo primo negozio nel 1971 dopo l’incontro con i Sex Pistols, veste negli anni i teddy boy, i punk, i new romantic e in generale la nuova generazione ribelle inglese. La prima sfilata targata Westwood fu nel 1981, con la famosa collezione Pirate, che si ispirava all’abbigliamento maschile del diciottesimo secolo con pantaloni e camicie larghe e fronzoli. La sua moda mette in crisi gli stereotipi e la rigidità della borghesia inglese, reintroducendo capi tipici della storia del paese, come il corsetto o elementi della tradizione vittoriana, irridendoli e reinventandoli. Nel 1992 ottiene il titolo di OBE – Most Excellent Order of the British Empire, e nel 2006 quello di “dama”, entrambi conferiti dalla Regina Elisabetta II.

Lo spirito ribelle di Vivienne Westwood

I suoi modelli non traevano ispirazione soltanto dalla moda di strada e dal mondo giovanile, ma da costumi storici reinventati. La sua ricerca partiva dalla storia del costume del XVII e XVIII secolo e ha esplorato tutte le epoche. La Westwood è stata la prima stilista contemporanea a riproporre con determinazione elementi di sartoria che sembravano ormai sepolti in un tempo lontano. La sua ispirazione trae inoltre forza da varie influenze che le derivano dall’amore per la storia, la pittura e per l’impegno sociale e politico.

La stilista infatti, sempre in prima linea per le battaglie sociali e di sensibilizzazione per l’ambiente ha utilizzato la moda come veicolo di attivismo per fermare il cambiamento climatico e l’estinzione di massa della vita sulla Terra.

A metà degli anni 2000, Westwood ha rivolto la sua attenzione verso la crisi climatica. Nel 2007, ha pubblicato un manifesto intitolato Active Resistance to Propaganda, in cui ha scritto: “Abbiamo una scelta: diventare più umani non scegliendo di essere l’animale distruttivo e autodistruttivo, vittima della nostra stessa intelligenza”.

Come anti-consumista, Westwood ha minato i propri interessi commerciali. Nel 2010, ha detto ad AAP: “Dico alla gente, smettete di comprare vestiti. Perché non proteggere la vita finché ce l’abbiamo? Non assumo l’atteggiamento secondo cui la distruzione è inevitabile. Alcuni di noi vorrebbero fermare il problema e aiutare le persone a sopravvivere”.

Nel 2015, ha guidato un carro armato fino alla casa dell’allora primo ministro David Cameron nell’Oxfordshire, in una protesta contro il fracking per estrarre petrolio e gas naturale. Come vegetariana, Westwood ha esercitato pressioni sul governo britannico per vietare la vendita al dettaglio di pellicce, insieme ad altri importanti stilisti tra cui Stella McCartney.
Lo scorso anno ha scritto una “lettera alla terra”, nella quale annunciava i piani della sua campagna Climate Revolution.

Era anche una sostenitrice di Julian Assange. Nel 2020, si è sospesa in una gabbia per uccelli per protestare contro l’estradizione del fondatore di WikiLeaks dal Regno Unito. Nel 2022 ha disegnato gli abiti indossati da Assange e sua moglie, Stella Moris, per il loro matrimonio.

L’eredità della stilista

Quest’anno è stata fondata la Vivienne Foundation, una società senza scopro di lucro voluta dalla stessa Vivienne, dai suoi figli e dalla nipote, che verrà lanciata ufficialmente l’anno prossimo per “onorare, proteggere e continuare l’eredità della vita, del design e dell’attivismo di Vivienne”. Obiettivo della Fondazione è quello di sensibilizzare e creare un cambiamento tangibile soffermandosi su: cambiamento climatico, fermare la guerra, difendere i diritti umani e protestare contro il capitalismo.

Vivienne, we love you“, si chiude così la nota stampa ufficiale divulgata in merito, inseguito ala perdita della Westwood. “Continuerò con Vivienne nel mio cuore. Abbiamo lavorato fino alla fine e lei mi ha dato un sacco di cose con cui andare avanti. Grazie Tesoro”, ha dichiarato Andreas Kronthaler, marito e direttore creativo che l’ha accompagnata fino alla fine dei suoi giorni.

In copertina: foto di cliqmo_ da Flickr

Melissa Mercuri

Giornalista pubblicista, mi occupo anche di copywriting, social media, traduzioni audiovisive, ufficio stampa e insegnamento.

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