Può sembrare un discorso raccapricciante ma nel mondo animale è all’ordine del giorno. Il cannibalismo porta a uccidere e consumare un essere della propria specie o parti di esso. Numerosi studi hanno approfondito l’argomento per capire da cosa è spinto e sono emersi interessanti risultati.
Da dove proviene il cannibalismo animale?
In una revisione pubblicata sulla rivista scientifica Ecology, Jay Rosenheim, entomologo dell’Università della California a Davis, ha spiegato che due ormoni (l’octopamina negli invertebrati e l’epinefrina nei vertebrati) sono collegati a episodi frequenti di cannibalismo nel mondo animale. Perché gli animali sono portati a compiere questo atto? Quando un habitat è sovraffollato e il cibo scarseggia, il numero di ormoni aumenta e gli animali rabbiosi attaccano qualunque cosa si trovino davanti anche se appartiene alla propria specie.
Inoltre, queste condizioni ambientali “difficili” portano addirittura a delle trasformazioni nell’aspetto, come i girini che si trasformano in grosse larve con mascelle spalancate o nei moscerini della frutta, le cui larve cannibali hanno il 20% di denti in più nell’apparato boccale. Ci sono invece casi opposti in cui ci si fortifica per non finire nelle grinfie dei predatori propri simili ed essere mangiate.
Il cannibalismo animale nei confronti dei cuccioli
L’infanticidio è l’uccisione dei piccoli della stessa specie che spesso, dopo essere stati uccisi, vengono mangiati. L’infanticidio è comune tra i mammiferi sociali, come primati e carnivori, e in qualche specie solitaria. Il fenomeno però è stato registrato soprattutto tra invertebrati, anfibi e pesci. L’ipotesi alla base del perché di tali atti è la selezione sessuale poiché il maschio che la attua ha nuove possibilità di procreare. Per contrastare l’infanticidio le femmine di alcune specie con i piccoli si allontano dal gruppo per evitare di stare a lungo con i maschi ed evitare il possibile infanticidio. Succede con le femmine di puma, mentre gli scimpanzé, hanno due meccanismi per prevenire l’infanticidio, ovvero:
- l’ovulazione nascosta, cioè quando la femmina può accoppiarsi anche se non è in ovulazione e in copula promiscua, in modo che accoppiandosi più volte e con diversi maschi, il maschio non rischierà di uccidere i figli che potrebbero essere suoi;
- il pair-bonding, cioè creare una paternità certa del maschio e mantenere ridotta la grandezza di un gruppo.
La matrifagia
In alcuni casi, tuttavia, sono i giovani che si nutrono delle madri. Questo fenomeno è conosciuto come matrifagia, e avviene quando la madre offre il proprio corpo per la sopravvivenza della specie. Alcune madri creano con il loro corpo un rifugio per i loro piccoli, che devono raggiungere l’esterno mangiando la madre. Alcuni animali lasciano uova non fertilizzate da mangiare ai loro piccoli prima di arrivare al proprio corpo. È una morte lenta che però porta a tassi di sopravvivenza elevati per i giovani.
In copertina foto di LubosHouska da Pixabay