Jonbenet Ramsey omicidio
GIALLI/CRIME

Chi ha ucciso  JonBenét Ramsey? Caso ancora aperto

Oggi avrebbe 32 anni la piccola reginetta di bellezza JonBenét Ramsey. Vittima di uno degli omicidi più cruenti e, ancora oggi, oggetto d’indagine, il suo caso ha scosso l’intera nazione americana. Un delitto intricato, confuso e viziato, con uno sfondo di pedofilia infantile, il quale naviga fra sospetti e false ammissioni di colpevolezza. E la domanda rimane fissa: chi ha ucciso JonBenét?

Caso JonBenét: morte la notte di Natale

Boulder, Colorado. Un caso che potrebbe rientrare fra i “delitti sotto l’albero” di una serie tv crime. Si tratta dell’omicidio della piccola JonBenét. Venne ritrovata senza vita nello scantinato di casa, proprio la notte di Natale del 25 dicembre 1996. Aveva solo 6 anni.

A ritrovarne il corpo fu il padre, 8 ore dopo la scomparsa denunciata dalla madre al 911 e l’arrivo di parenti, amici e polizia sul posto. In principio, si pensò ad un rapimento in quanto la madre, Patricia Ann Paugh, soprannominata Patsy, trovò sulle scale una lunga lettera minatoria con richiesta di riscatto per riavere la figlia viva.

Questa lettera fu oggetto di grande interesse, in quanto la calligrafia venne fatta ricondurre alla stessa Patsy in principio. La carta sulla quale venne scritta proveniva dal quaderno personale della donna e la somma di riscatto, 118 mila dollari, corrispondeva al montepremi aziendale ricevuto dal marito per Natale. Inoltre, dopo tale richiesta, ritrovare il cadavere di JonBenét in casa, risultò alquanto strano agli inquirenti.

La bimba presentò una morte per strangolamento con trauma cranico, legata e imbavagliata, riversa a terra nello scantinato di casa Ramsey. Si riscontrarono anche tracce di liquidi corporei, utili per il DNA, delineando anche tracce di abuso sessuale sulla piccola.

Come in tutti i casi di omicidio, i primi sospettati sono sempre i famigliari della vittima e la cerchia più ristretta che le ruota attorno. Proprio per questo, i principali e più indagati fra tutti furono proprio i genitori di JonBenét. Patsy e John Ramsey, lei ex reginetta di bellezza ora casalinga e lui un facoltoso uomo d’affari. Le ipotesi furono diverse: dall’uccisione accidentale per mano della madre durante un impeto d’ira, al coprire il vero assassino. Ma, oltre ad aver sempre sostenuto l’estraneità ai fatti, i Ramsey fecero anche diverse cause per diffamazione ai mass-media per l’accanimento di colpevolezza.

L’attenzione per JonBenét e la pedofilia

La piccola reginetta di bellezza era famosa in America. La madre la spinse a continuare il suo sogno, in quanto anche lei aveva partecipato a numerosi concorsi di bellezza da giovane, vincendo anche. JonBenét era di un’estetica disarmante, associata ad una piccola Barbie. Bionda, occhi azzurri, viso dolce e lineamenti perfetti. Un sorriso sempre smagliante, intelligente e un portamento e attitudine che dimostravano un’età più matura e consapevole rispetto ai suoi appena 6 anni di vita.

Questa sessualizzazione della bambina attirò sicuramente le attenzioni dei pedofili che la vedevano in tv. Per questo, una delle piste più accreditate, dopo quella dei genitori, è sempre stata l’uccisione per pedofilia da parte di un estraneo. Tesi sostenuta anche dal giornalista investigativo Stephen Singular, autore del libro Presumed Guilty: An Investigation Into the JonBenét Ramsey Case, the Media, and the Culture of Pornography; in cui sostenne la tesi dell’omicidio a sfondo pedopornografico.

Tutti i sospettati per la morte del caso JonBenét

Oltre ai genitori, i quali furono definitivamente scagionati nel 2008 a seguito di nuove tecniche per il DNA, i detective della polizia non esclusero nemmeno il fratello Burke, di soli 9 anni. Difatti, una delle ipotesi fu anche l’omicidio del consanguineo per gelosia e poi, la copertura da parte della madre e del padre per tutelarlo. Non fu mai accusato apertamente ed ufficialmente comunque.

Una serie di indiziati e falsi reo confessi durante le indagini. Pedofili mitomani o in cerca di visibilità si sono dichiarati colpevoli dell’abuso e dell’omicidio di JonBenét Patricia Ramsey. Il più famoso è stato l’insegnante pedofilo John Mark Karr, dichiaratosi l’assassino della bambina. Ossessionato da lei, Karr, durante le indagini, inviò centinaia di mail e fece numerose chiamate per sapere dell’andamento sul caso. In seguito, venne rintracciato in Thailandia, a Bangkok, ed estradato negli Stati Uniti per il processo. Successivamente, affermò di averla drogata, violentata e poi strangolata. Ma che fu un incidente.

Balle. Il test del DNA lo scagionò. Non era compatibile con quello ritrovato sulla vittima. Rimase comunque sotto l’occhio vigile degli investigatori.

Poi, sotto la lente d’ingrandimento dei sospettati passarono anche un giovane elettricista, Michael Helgoth, poco più che 20enne, il quale si suicidò l’anno successivo al ritrovamento di JonBenét. La sua fu una morte strana. Sia perché il ragazzo aveva dimostrato una situazione alquanto misteriosa e collegata al caso, sia perché era noto per i problemi e l’interesse verso i minori.

Al vaglio degli inquirenti anche il “Babbo Natale” di fiducia di casa Ramsey, Bill Mc Reynolds, senza però risultati concreti. Poi, si incluse anche il serial killer Edward Wayne Edwards, già condannato alla pena di morte per altri omicidi.

Infine, nel 2019, attraverso una lettera, un certo Gary Oliva, in carcere per pedofilia, confessò l’assassinio della piccola JonBenét. Sì, ma perché ora e per iscritto, sapendo perfettamente che le lettere e le chiamate dal carcere sono controllate? Quanto può esserci di vero?

Fatto sta che questo omicidio è ancora aperto e ricco di misteri e complessità. Non ha dato risposte ai famigliari. La madre Patricia morì di cancro nel 2006 senza conoscere il reale responsabile della morte di sua figlia. Le indagini proseguono e si spera che , un giorno, grazie alle nuove tecnologie, si possa risalire al vero colpevole. Rimangono comunque dubbi ed incertezze sulla conduzione delle indagini e sugli accertamenti delle prove. Troppe le domande senza risposta e le stranezza rinvenute. Si attendono sviluppi.

Federica Felice

Giornalista praticante, con un background da Interior & Garden designer. Amante delle curiosità, creo Loisir Magazine, una rivista di svago, appunto.

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