Per diversi motivi si decide di cambiare il proprio cognome (e nome). In Italia, vengono avanzate circa 3.400 richieste di cambio cognome al Prefetto, ogni anno. E, questo dato, è destinato ad aumentare esponenzialmente ora che è stato sancito illegittimo il passaggio automatico del cognome da padre in figlio (fonte Studio Piemonte).
Quando e perché presentare domanda di cambio cognome al Prefetto
Di certo, non ci si può alzare una mattina e decidere che il proprio cognome o nome non piacciono più o di cambiare identità e fare istanza per modificarli. Servono delle motivazioni serie, valide e supportate.
Pensate che il 90% delle domande di cambio cognome viene rigettata dalla Pubblica Amministrazione. E, la causa sta proprio nel presupposto della richiesta. Difatti, il rifiuto, è giustificato da richieste non eccezionali, non provanti, non valide e immotivate.
Questa parte è fondamentale, perché non si ha una seconda possibilità col Prefetto. Cosa significa? Che una volta presentata la domanda di cambio cognome, anche se rifiutata, non si potrà richiedere una seconda volta. È una tantum, per intenderci.
Sarà invece possibile contestare il rigetto entro 60 giorni, facendo ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale), tramite avvocato. Ovviamente, ci saranno dei costi e delle spese extra da sostenere.
Per poter accogliere e attivare la procedura di un cambio cognome, la PA di riferimento dovrà ritenere la situazione meritevole di tutela del soggetto e non pericolosa o in conflitto per il riconoscimento della stessa nella società.
Motivi validi per richiedere il cambio cognome
Normalmente, il voler modificare o cambiare i propri dati anagrafici, cela una motivazione forte e fonte di imbarazzo e vergogna. Difatti, i motivi validi per i quali è utile presentare istanza di cambio cognome, riguardano:
- estinzione: in questo caso il cognome rischia di perdersi con gli avi. È necessario allegare l’albero genealogico autocertificato;
- religione: per cambio parrocchia o fede;
- vergogna, ridicolezza e limitazione della dignità: quando i cognomi hanno duplice significato, in negativo, e sono oggetto di scherno e fonte di imbarazzo per la persona che lo possiede (vedi i cognomi: Troia, Vacca, D’incertopadre, Incapace, Urina, Morte, e così via). Inoltre, se il cognome viene ricondotto a fatti di cronaca nera;
- abbandono: in caso il soggetto fosse stato abbandonato dal padre o orfano;
- altre situazioni eccezionali in cui è necessario il cambio dati.
Di norma, il cambio cognome paterno è voluto e accettato quando il padre, oltre ad essere un soggetto pericoloso o condannato, è stato un genitore assente, causa di maltrattamenti e abusi, abbandono; o che ha perso la patria potestà. In caso di minori, saranno i genitori a presentare la richiesta del cambio cognome per i figli, sempre alla Prefettura.
Iter burocratico di presentazione richiesta del cambio cognome in prefettura
Innanzitutto, va preparata tutta la documentazione necessaria con le fotocopie dei propri dati identificativi. La domanda andrà presentata direttamente al Prefetto del proprio Comune o provincia di residenza. Perciò ci si potrà informare direttamente lì per la modulistica.
Inoltre, tale istanza la si potrà presentare sia a mano, tramite PEC (Posta Elettronica Certificata) o con una raccomandata.
Nel momento in cui il Prefetto emana il decreto di concessione al cambio cognome, andrà apposta una marca da bolla pari a 16 euro.
Le tempistiche per il procedimento amministrativo sono fissate entro i 120 giorni. In questi 4 mesi circa, dipenderà poi da eventuali rinvii per diversi motivi, sono da considerare:
- 15 giorni, per la richiesta di affissione pubblica del cambio cognome;
- 30 giorni, l’affissione al pubblico;
- 15 giorni, richiesta per la relazione affissione;
- 30 giorni, nel caso in cui servano documenti aggiuntivi e altri mesi se è necessario l’intervento di terze persone;
- 2 mesi, notifica per il procedimento conclusivo.
Cosa fare una volta cambiato i proprio cognome?
Il cambio dei propri dati anagrafici, inizialmente, comporterà non pochi disturbi. Specialmente se effettuato in tarda età o comunque avente già molteplici cose intestate. Le conseguenze burocratiche non si faranno attendere. Perciò, la prima cosa da fare sarà quella di comunicare al proprio Comune di residenza (o di riferimento) il cambio avvenuto. Questo perché si dovrà annotare la modifica su documenti importanti come l’atto di nascita e, nel caso, di matrimonio.
Inoltre, si dovranno cambiare anche tutti i documenti identificativi: Carta d’Identità, Passaporto e Patente. La tessera sanitaria verrà erogata in automatico dall’Agenzia delle Entrate.
Infine, tutto il resto. Si dovrà aggiornare, se non rifare ex-novo, lo spid, conto corrente, carte di credito, ecc…
Qualora dovessero servire in un futuro, si dovranno aggiornare anche i titoli di studio effettuati, oltre che i contratti stipulati (casa, lavoro), varie tessere e iscrizioni.
A questo link dell’Ufficio Prefettura di Roma, potete trovare maggiori informazioni e il vostro ufficio di riferimento al quale presentare la richiesta.