Ora siamo abituati a vedere pool di scienziati alle prese con macchinari e digitale per lo studio della scena un crimine e la sua ricostruzione. Ma come facevano in passato a risolvere i delitti sulla scena? La svolta è arrivata negli anni ’30, con l’impiego dei già conosciuti diorami, riproduzioni in scala dell’ambiente e delle circostanze, ma associati ai delitti.
Cosa sono i diorami nel crimine e chi li ha resi fondamentali per le investigazioni
Da casa delle bambole a scena del delitto il passo è breve. Precursori delle moderne tecnologie grafiche e strumenti utilizzati dagli investigatori per la rilevazione di prove e individuazione di tracce sulla scena del crimine, i diorami sono il vintage delle scienze forensi attuali. Delle miniature della scena del crimine, perfettamente riprodotte in scala. Ricreano l’ambiente ideale di una situazione con personaggi, oggetti e dettagli, fedelmente riprodotti, in modo da studiarne da vicino la situazione e poter contemplare tutto “dall’alto”.
Questi modelli, già inventati e impiegati in altri ambiti, vennero però realizzati ed introdotti nella sfera investigativa da colei che venne soprannominata come la ‘madre delle scienze forensi’: l’americana Frances Glessner Lee (1878-1962). Le sue riproduzioni tridimensionali erano perfettamente identiche e fedeli alla scena del crimine, in grado di aiutare a risolvere anche i casi più difficili.
Glessner Lee era di agiata famiglia e colta. Negli Anni Trenta s’interessa alla Medicina Legale e ne finanzia il Dipartimento dell’Università di Harvard. Grazie alla sua arte e abilità di modellismo, del tutto artigianali e fatte a mano, con dettagli curati anche a livello impercettibile, ha realizzato una serie di diorami composte da 20 scene. Ad aiutarla nella realizzazione della parte di falegnameria, c’era il suo braccio destro Ralph Moser. La tecnica di Mrs. Lee è partita tardi però, i suoi lavori gli ha iniziati in veneranda età, a 60 anni suonati.
Le crime scene erano riproduzioni realmente esistite e riccamente decorate dalla Lee al fine di renderle ancora più realistiche. Il numero e la disposizione degli oggetti nella stanza, la posizione e la distanza fra i mobili o gli arredi, la posizione stessa del cadavere venivano religiosamente e quasi ossessivamente copiati nei diorami. Gli stessi utensili o apparecchi da cucina o bagno erano rivelati se accesi o meno. Tutto, ma proprio tutto era e doveva essere come nella realtà. Ai suoi diorami diede anche un nome: Nutshell Studies of Unexplained Death – brevi studi di morti non spiegate.
Il riconoscimento di una donna in un mondo di uomini
Grazie al suo notevole contributo al mondo della scienza investigativa, nel 1943 Glessner Lee si è guadagnata il riconoscimento come Capitano Onoraria della Polizia del New Hempshire. È stata la prima donna americana ad ottenere questo titolo. E causa ancor più scalpore per il semplice fatto che negli anni ’40 e ’50, il campo era prevalentemente costituito da uomini.
Successivamente, insegnò anche alla Harvard University, istruendo ai futuri agenti investigativi il senso e lo studio dei diorami e il loro concept. Lei stessa li definì così:
“Sono pensati per essere un esercizio di osservazione, interpretazione, valutazione e riassunto”.
Ad oggi, i suoi tanto amati diorami sono ancora impiegati per la formazione dei nuovi detective e a volte per risolvere dei casi.
In copertina: Foto di “Frances Glessner Lee Nutshell Renwick Washington DC 115351” by bobistraveling is licensed under CC BY 2.0.