Joseph Zarelli cold case
GIALLI/CRIME

Il “ragazzo nella scatola” ora ha un nome, Joseph Zarelli: un cold case di 65 anni fa

Uno dei cold case più vecchi di sempre. Dopo ben 65 anni, si è risolto – almeno parzialmente – il mistero del noto “boy in the box”. Il ‘ragazzo nella scatola‘, trovato morto nel 1957 a Philadelphia, è stato finalmente identificato in Joseph Augustus Zarelli, nato il 13 gennaio 1953.

Il ritrovamento di Zarelli a Philadelphia

Esattamente il 25 febbraio del 1957, viene ritrovato il corpo di un bambino, probabilmente lì da un paio di giorni. Era stato lasciato all’interno di una scatola di cartone, nudo e avvolto in una coperta. Di primo acchito si riconoscono i segni di violenze. La pelle esposta presentava contusioni ed ematomi. Sicuramente era stato picchiato e riportava emorragie e ferite palesi. Oltre a questo era in uno stato evidente di denutrizione. 

Polizia. Commissario. Indagini. Il commissario Danielle Outlaw, a capo dell’operazione, rivelò che, stranamente, nessuno denunciò la scomparsa del bambino. Fatto strano e limite nell’identificare la vittima e, ancor di più, il suo assassino.

Da tenere in considerazione anche che, alla fine degli anni ’50, i metodi scientifici non erano avanzati come oggi, perciò il raggio d’azione era ben più limitato. Difatti, dovrà passare quasi più di mezzo secolo prima che ci sia una svolta nel caso del “boy in the box” di Philadelphia.

Nel 2019, è stato permesso di riesumare il corpo del piccolo Joseph per poter rivalutare le analisi, specialmente quelle del Dna e confrontarle. Dai risultati si è potuto risalire ai genitori e ai fratelli del piccolo. I primi sono deceduti, mentre i secondi sono stati rintracciati e interrogati.

La polizia ancora non ha un nome sul possibile killer del bambino nella scatola, ma fa sapere che dei forti sospetti ci sono su qualcuno in particolare, ma a causa delle indagini ancora in corso non si sbilanciano rivelandone l’identità.

Le teorie sull’identità e morte di Joseph Zarelli

Fra tute le teorie avanzate ed ipotizzate sull’origine e identità del ragazzino trovato assassinato, un paio spiccano tra le più credibili e possibili: la provenienza da una casa famiglia, nel dettaglio quella a solo 2,5 km di distanza dal ritrovamento del corpo. Secondo questa ipotesi, Joseph era figlio della figliastra del direttore della casa di affido. Si pensa ad una morte accidentale o al disfacimento del bambino in quanto la ragazza madre non era sposata. In ogni caso, questa pista fu chiusa in seguito di altri sviluppi.

La seconda teoria avanzata nel 2002 da una donna conosciuta come “Martha” o semplicemente “M”. Costei rivelò alla polizia che il bambino, di nome Jonathan, aveva subìto violenze per più di 2 anni dalla madre violenta, sia fisiche che sessuali oltre ad angherie di ogni tipo, finché una sera a seguito di un fatto a cena, cadde sul pavimento e batté la testa rimanendo incosciente e morì poco dopo. 

Nonostante altri dettagli comunicati da Martha perfettamente combacianti con i risultati riportati dal coroner durante l’autopsia, ed una testimonianza relativa allo spostamento del cadavere, le affermazioni non si sono potute verificare con certezza, appesantite dal fatto che M aveva avuto problemi mentali in passato.

Infine, un altro investigatore forense, Frank Bender, avanzò l’idea che Joseph, in realtà, era stato cresciuto come una femmina. L’origine di tale supposizione prese piede sia dal taglio di capelli che dalle sopracciglia tenute curate. Ripropose un disegno del viso del bambino con i capelli lunghi e con addosso le ciocche di capelli rinvenute nella scatola. 

Il mistero risolto del “bambino sconosciuto d’America”

Nonostante Joseph Zarelli non abbia ancora ricevuto del tutto giustizia, almeno in parte si è fatta luce sul suo omicidio, identificandone il nome e la famiglia. Di teorie e speculazioni ce ne sono state tante, ma senza un esito risolutorio. Quel che è certo è che l’indagine è ancora aperta e si seguono diverse piste. Si confida nel fatto che la tecnologia e i più moderni apparati scientifici possano contribuire a rilevare nuovi indizi e prove.

Attualmente, Joseph Augustus Zarelli è sepolto vicino a Filadelfia, nell’Ivy Hill Cemetery a Cedarbrook. Il suo caso ebbe una risonanza sociale e mediatica enorme. I residenti tuttora adornano la sua lapide con peluche e fiori. Il ragazzo sconosciuto d’America, come recita la sua lapide: “America’s Unknown Child“, ora ha un nome e un’identità: Joseph Augustus Zarelli.

In copertina, Foto di kat wilcox da Pexels

Federica Felice

Giornalista praticante, con un background da Interior & Garden designer. Amante delle curiosità, creo Loisir Magazine, una rivista di svago, appunto.

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