Agli inizi della storia di Roma, nei primi anni del regno di Romolo, gli eserciti romani e sabini si affrontano attraverso un episodio che prende il nome di ratto delle Sabine. Tra realtà e un po’di finzione, i racconti che ci sono giunti fino a oggi circa questo controverso episodio che contraddistinse i primi anni della storia della gloriosa Roma.
La storia del ratto delle Sabine
I primi a narrare del ratto delle Sabine furono Tito Livio, celebre storico latino, e Plutarco, storico greco. La leggenda narra che, tra i molti problemi che dovettero affrontare i romani all’inizio della loro civiltà, vi era quello inerente la scarsità di donne. Dovettero quindi fare in modo che le donne delle popolazioni vicine venissero a Roma.
Il 21 aprile del 753 a.C., Romolo traccia ai piedi del colle Palatino i confini del nuovo insediamento che dà inizio alla storia di Roma. In poco tempo, la città si fortifica. Tito Livio nell’opera Ab urbe condita libri scrive di Roma:
così potente da poter rivaleggiare militarmente con qualunque popolo vicino.
Resta però il problema della procreazione. Romolo consulta i saggi e decide di inviare degli ambasciatori ai popoli vicini per chiedere le loro figlie in sposa per la sua gente, usandola anche come pretesto per stringere alleanze politiche con i vicini. Né i Ceninesi, né gli Antemnati, i Crustumini o i Sabini accettano. Il Re di Roma decide quindi di invitare tutte le popolazioni limitrofe a partecipare ai Consualia, i festeggiamenti in onore del dio Conso. Quando iniziano gli spettacoli, tutti gli ospiti sono distratti e Romolo fa un cenno ai suoi uomini nella folla, per rapire tutte le donne vergini. Una delle popolazioni coinvolte fu quella Sabina, la quale viveva in un territorio che oggi corrisponde alla provincia di Rieti.
Tutta la verità?
Il popolo Sabino reagì ma, di fronte al fatto che potessero rimanere uccisi in battaglia i loro parenti, le donne si misero a supplicare per porre fine a questo massacro. Di conseguenza, questo terribile gesto si trasformò in un potente strumento di pace e prosperità per le due popolazioni.
Tito Livio raccontò in realtà che le donne sabine non furono oggetto di alcuna violenza ma vennero loro offerti pari diritti civili vigenti nella neonata Roma (seppur divenute cittadine contro la loro volontà). Comunque siano andate precisamente le cose, quel che è certo è che si è creato un forte immaginario attorno al racconto, che ha dato vita anche a opere cinematografiche e artistiche. Quel che certo è che l’evento portò a un legame tra le due popolazioni.
In copertina: foto di Sailko da Commons Wikimedia