Emerge un quadro piuttosto impattante dalla fotografia scattata nel 56° Rapporto Censis sulla società italiana al 2022. A quanto pare, il post – pandemia, la crisi, il caro bollette e la guerra ci hanno abbattuti; quasi il 90% degli italiani prova sentimenti legati alla tristezza e quasi il 55% tende a rimanere passivo.
Siamo entrati in un’era “post – populista”. Otto italiani su dieci hanno cambiato il modo di pensare; ora non sono più disposti a fare sacrifici per cambiare. Podio anche per i nostri Neet o né – né, con un punteggio del 23% tra i 15 e i 30 anni. La media europea è del 32,2%.
Come stanno gli italiani? Rapporto Censis sulla società italiana 2022
Il pot-pourri di situazioni, circostanze ed eventi negativi che tutti conosciamo, non per ultima l’inflazione e il caro energia, hanno generato profondi sentimenti di smarrimento e paura che sfociano in una grande malinconia generale tra gli italici. Sempre meno tolleranti e comprensivi, il 92,7% è convinto che la faccenda dei rincari e l’aumento dei prezzi sarà una cosa lunga ed il 70% prevede un calo drastico del proprio tenore di vita.
E da qui si apre un mondo. Perché se più del 50% della popolazione si sta dimostrando passiva e svogliata davanti alla situazione socio – economica attuale, dall’altra parte ha aperto gli occhi su alcune priorità. Come, per esempio, la vera utilità e necessità delle cose. Anche a causa del cambiamento climatico e della sostenibilità, forse c’è meno consumismo. Se prima si puntava più sui prodotti di marca di prezzo elevato o sponsorizzati dall’influencer con 1 milione di follower, ora non interessa poi più così tanto. E chi la pensa così è più dell’80%.
Insomma, gli italiani vogliono il benessere. Primo fra tutti, quello mentale che sta forse diventando la malattia del secolo. La depressione, l’ansia e tutti i disturbi correlati, sono figli dell’incertezza e di tutta la negatività globale. Troppi problemi e responsabilità di cui anche le nuove generazioni si sono dovute fare carico, trovandosi, da un anno all’altro, una società ed un modo di vivere completamente rivoluzionati e ‘crudi’.
Uno schiaffo in faccia poi per tantissime famiglie che hanno perso un caro, o che si sono ritrovate sull’astrico dall’oggi al domani. Nel 2021, le i nuclei famigliari in condizioni di povertà erano poco meno di 2 milioni, quasi l’8% della popolazione italiana; in aumento rispetto al 2019, dove se ne contavano 5,6 milioni.
Dal report si evince anche il condizionamento di eventi localmente lontani e la possibilità che intacchino la propria vita. È la paura dei giovani, quasi l’85%. Senza contare il pensiero dell’imminente Terza Guerra Mondiale, 61% e lo scoppio della bomba atomica, 59%.
Le paure degli italiani
Lo scenario attuale che attanaglia le menti delle persone si divide in sei pensieri, principalmente:
- catastrofi naturali, 24,5%;
- guerra, 46,2%;
- incertezza e l’instabilità dei prezzi energetici e dell’approvvigionamento delle materie prime, 26,6%;
- crisi economica, 45%;
- paura di virus letali o nuove malattie, 37,7%;
- attacchi hacker su vasta scala impattanti, 9,4%.
L’Italia è un Paese per vecchi?
Altro grande problema del nostro Paese. Non c’è ‘ricircolo di persone’. Le poltrone e i posti di lavoro rimangono stagnati e stagnanti da addetti che ci rimangono fin troppo tempo. E questo è anche a causa del continuo innalzamento dell’età pensionabile. E i giovani che escono dalle scuole o i laureati che fanno? Non c’è spazio per loro. O se c’è, è per servire chi c’è già, senza mettere in pratica le proprie conoscenze apprese, oppure con contratti precari e stipendi da fame. O peggio ancora: stage. E molti scappano all’estero. Ci sono più possibilità, la paga è migliore e i riconoscimenti vengono elargiti.
Pensare che l’età media nella Sanità nazionale è di 51 anni per i medici e di 47 per gli infermieri. Mentre, la stima dei loro futuri pensionamenti, tra il 2022 – 2027 è calcolato di circa 30 mila per i primi e di circa 21 mila per i secondi. Un po’ pochi no?
In Italia, gli over 65 sono aumentati rispetto a 30 anni fa di circa il 60%, rappresentando quasi il 30% della popolazione italiana. E le previsioni ne danno un +10% fra 20 anni. L’Italia è e sarà un Paese per vecchi.
Ma non si tratta solo di anzianità. Il problema è anche il crollo demografico delle nascite. Non si fanno più bambini. E questo è strettamente correlato alla situazione socio – economica. Innanzitutto, fare un figlio è un mutuo. Costa davvero tanto mantenerlo, specialmente fino ai 18 anni obbligatori. In secondo luogo, in un’epoca d’incertezza, con la guerra e la crisi, le coppie ci pensano dieci volte prima di offrire al proprio pargolo questo scenario attuale. Complici anche il pianeta inquinato e sicuramente la prospettiva di carriera della donna, che preferisce rispetto ad una famiglia tradizionale o che si limita ad un solo figlio. Ma c’è anche chi li fa “tardi”, ovvero verso i 40 anni.
L’Istat ha calcolato che nel 2050 potremmo contare 5 milioni in meno di persone in Italia, specialmente di fascia giovane, calcolate come 300 mila unità di nascite in meno in 30 anni.
In copertina: Foto di wildpixel per Canva