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La cancel culture colpisce anche Roald Dahl

In nome del politicamente corretto, i libri di Roald Dahl, scrittore britannico di origini norvegesi famoso per grandi titoli per l’infanzia che hanno accompagnato generazioni di bambini, verranno modificati per essere più inclusivi.

Le modifiche ai racconti di Roald Dahl

La decisione è stata annunciata nei giorni scorsi nel Regno Unito dall’editore Puffin, branca del colosso Penguin, su approvazione degli eredi dello scrittore morto 74enne a Oxford nel 1990. La riscrittura, come spiega il Guardian, comporterà ampi cambiamenti per cancellare le parole non inclusive come grasso, piccolo e nano che potrebbero offendere qualcuno. In La fabbrica di cioccolato, Augustus sarà descritto come “enorme”, mentre La signorina Trinciabue di Matilde da femmina formidabile diventerà ora donna formidabile. Infine, gli piccoli Umpa-Lumpa, operai della della Fabbrica di cioccolato non saranno più piccoli uomini ma piccole persone. «Vogliamo assicurarci che le meravigliose storie e i personaggi di Roald Dahl continuino ad essere apprezzati da tutti i bambini di oggi. Quando si ripubblicano libri scritti anni fa, non è insolito rivedere il linguaggio utilizzato insieme all’aggiornamento di altri dettagli, tra cui la copertina e il layout. Il nostro principio guida è stato quello di mantenere le trame, i personaggi e l’irriverenza e lo spirito tagliente del testo originale. Eventuali modifiche apportate sono state piccole e attentamente considerate», ha dichiarato a Variety un portavoce della Roald Dahl Story Company. 

Roald Dahl e l’eredità

Roald Dahl è stato un autore di libri per bambini che ha saputo farsi amare in tutto il mondo e le cui opere sono rimaste apprezzate negli anni. I suoi libri hanno venduto più di 250 milioni di copie nel mondo, di cui più di 3 milioni solo in Italia. Fra le opere più note ci sono La fabbrica di cioccolato, Il GGG (Grande Gigante Gentile), Gli Sporcelli, Matilde e Le Streghe. L’autore è morto nel 1990 e nel 2017, per gestire l’impero dei proventi derivanti dai diritti d’autore per le sue opere, le traduzioni e gli adattamenti cinematografici e televisivi, gli eredi hanno costituito la società Roald Dahl Story Company, in partnership con la piattaforma di contenuti digitali Netflix. Nel 2021, Netflix ha infine acquisito la totalità dell’azienda, e gestisce in piena libertà gli adattamenti delle opere dello scrittore britannico-norvegese. Fra questi appunto, anche la decisione con la casa editrice britannica Puffin di ripubblicare i libri dell’autore mettendo mano in modo esplicito al linguaggio utilizzato dallo scrittore nei romanzi.

Le controversie scaturite dalla scelta

L’edulcorazione del linguaggio per seguire la sensibilità del tempo per far comprendere un maggiore rispetto dell’altro può avere un senso, soprattutto quando si parla di letteratura per l’infanzia, ma le favole per i bambini, soprattutto quelle scritte tempo fa, sono popolate da creature mostruose e di incontri con il brutto, il cattivo, il male e l’ingiustizia e modificarne snaturerebbe il senso dell’opera, nonché toglierebbe enfasi all’idea che l’autore avrebbe voluto esprimere.

A iniziare il dibattito sul presunto caso di “cancel culture” è stato Salman Rushdie, autore di Versetti Satanici, attualmente in via di recupero a causa di un agguato di matrice islamico-radicale subito a New York l’anno scorso e costatogli un occhio e l’uso della mano sinistra. “Dahl non era un angelo, ma questa è un’assurda censura, Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsene”, ha dichiarato. Anche l’umorista inglese David Baddiel, che ha radici ebraiche e in passato ha scritto pagine contro gli atteggiamenti snob manifestati in vita da Dahl ha dichiarato fuori luogo l’idea di apportare correzioni post mortem di parole ritenute offensive verso certe sensibilità odierne, notando peraltro come alcuni aggettivi delle versioni autentiche siano stati censurati mentre altri no. “Ogni fiaba è nera”, spiega su Doppio Zero la scrittrice ed editrice di libri per l’infanzia Giovanna Zoboli, che sostiene che: “La fiaba, cioè, in tutto il suo intramontabile splendore, la cui ambiguità è quella stessa del cuore umano, che da sempre mette sotto pressione le cattive coscienze e la pervicace vocazione umana alle false verità.”

Le reazioni positive

Altri intellettuali, tuttavia, hanno reagito in tono diverso. Philip Pullman, maestro del romanzo fantasy inglese e sostenitore del “diritto dei bambini a una letteratura di qualità”, pensa che rivedere le parole di Dahl per riferimento a razza, difetti fisici, genere sessuale non ha senso. Si dovrebbe lasciar “andare fuori catalogo” i suoi libri e archiviarli fra i sottoprodotti del passato a beneficio di opere di autori attuali.

“Quando si ripubblicano libri scritti anni fa, non è insolito rivedere il linguaggio usato. Il nostro principio guida è stato tuttavia quello di mantenere le trame, i personaggi, l’irriverenza e lo spirito tagliente del testo originale”, si sono difesi da parte loro i responsabili della casa editrice e i rappresentanti degli eredi di Roald Dahl. Assicurando che “le modifiche sono state piccole e attentamente valutate”.

In copertina: foto di Rob Bogaerts / Anefo da Wikimedia Commons

Melissa Mercuri

Giornalista pubblicista, mi occupo anche di copywriting, social media, traduzioni audiovisive, ufficio stampa e insegnamento.

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