Dai dati emersi dal Digital News Report di Reuters del 2022, nel mondo è cresciuto il disinteresse per notizie e informazioni. Rispetto a cinque anni fa, in cui il 63% degli intervistati dichiarava interesse a informarsi, oggi solo il 51% prova interesse per l’attualità. Un fenomeno diffuso in tutto il mondo, che ha a che fare con la news fatigue, ovvero la fatica di ricevere informazioni.
Le cause del disinteresse per l’attualità
Esistono molti aspetti da indagare per comprendere il motivo di tale scollamento tra mondo dell’informazione e persone. La news fatigue, ovvero il senso di affaticamento dato dall’eccessiva esposizione alle notizie che provengono dai media e la conseguente necessità di prendersi una pausa, colpisce tutti.
Secondo l’American Press Institute, questo fenomeno è aumentato negli ultimi anni, soprattutto tra Gen Z e Millennials. Tra il 2015 e il 2022 è diminuito il numero di giovani che ritiene importante informarsi (da 57% a 50%) o perché pensa aiuti a prendere posizione (da 47% a 36%). Inoltre nel 2015 emergeva un 53% che dichiarava di trovare anche informazioni piacevoli e divertenti. Nel 2022 il dato è sceso al 32%.
Gen Z e Millennials sono online per una quantità significativa di tempo. Oltre 9 su 10 passano due ore al giorno online, il 56% è online per più di 5 ore e il 24% per più di 9 ore. In realtà, il 30% si sente peggio più a lungo rimane connesso online. Nel complesso, il 79% della Gen Z e dei Millennials afferma di monitorare o limitare la quantità di tempo che trascorre online e di conseguenza sacrifica del tempo che avrebbe dedicato all’informazione, essendo il digitale il loro mezzo principale di apertura a ciò che succede nel mondo.
La “fatica dell’informazione”
Secondo il giornalista francese David Medioni dell’Osservatorio dei media della Fondazione Jean-Jaures di Parigi, la storia illustra perfettamente i dilemmi della moderna industria dell’informazione. “Non puoi non coprire la notizia, ma tutti i media la coprono allo stesso modo”. E questo è un problema.
Medioni ha co-condotto un sondaggio pubblicato all’inizio di settembre 2022 che ha indagato sulla “stanchezza dell’informazione“, che porta i consumatori a provare stress e stanchezza per essere bombardati dalle notizie su più piattaforme. Circa il 53% degli intervistati ha dichiarato di averne sofferto.
Il Reuters Institute ha invece intervistato persone di 40 paesi differenti ed è giunto a una conclusione simile. Quasi quattro intervistati su 10 hanno dichiarato di aver evitato deliberatamente le notizie deprimenti, rispetto al 29% del 2017. Quasi la metà (43%) ha detto di essere scoraggiata dalla natura ripetitiva delle notizie.
Quali sono le cause dell’affaticamento delle notizie?
La stanchezza da notizie non è una cosa nuova, ma sicuramente è una tendenza che è cresciuta negli ultimi anni. Le cause sono differenti. Prima di tutto, prima dell’era di Internet, la quantità di notizie era piuttosto limitata perché le persone ricevevano notizie dai media tradizionali, e una loro caratteristica è proprio la quantità limitata di tempo e sforzi da dedicare per ricevere le notizie. Ad esempio, chi è abbonato a un quotidiano, riceve un pacchetto al giorno. Chi guarda la televisione, ha un momento specifico della giornata che dedica alla ricezione delle notizie. Le persone sono meno affaticate perché vi è un limite. Con Internet, la quantità di notizie è esplosa a causa della velocità dell’informazione e del minor costo di produzione delle news e le persone sentono di ricevere più notizie e in ogni momento della giornata.
Con l’avvento delle piattaforme di social media che giocano sulla paura di perdersi, l’idea di tenere l’utente sempre connesso con tendenze, hashtag e sfide è aumentata. Sui social si ha sempre l’impressione che non ci sia mai una fine al contenuto. Inoltre, la velocità di ciò che si riceve offusca la linea tra le notizie tradizionali, su argomenti come l’economia o la politica, e ciò che tradizionalmente non era notizia ma lo è diventato. Certo, si ricevono ancora notizie tradizionali, ma ci sono anche notizie relative agli influencer, che sono più legate al lato dell’intrattenimento. Quindi, per quanto più leggeri, man mano che più contenuti diventano notizie, sembra che la quantità di notizie stesse possa esplodere e sovraccaricare di informazioni.
Un ulteriore punto riguarda la minor fiducia nei mezzi di informazione rispetto a prima. Questa è una tendenza che preoccupa molto giornalisti e studiosi. Le persone non si fidano più dei mezzi di informazione e sviluppano emozioni negative nei confronti delle notizie e rendono le persone stanche perché non vedono più valore in esse.
Infine, tra pandemia, guerre in corso, economia e politica c’è così tanta negatività nelle notizie che porta le persone a stancarsi facilmente, più che se ci fossero più buone notizie.
Quanto è dannosa la news fatigue?
La stanchezza delle notizie in sé non è una brutta cosa. È solo un segnale che il corpo e la mente inviano per prendersi una pausa mentale. Si consumano così tante informazioni che il cervello vuole solo un rinnovamento prima di assorbire nuove informazioni. In realtà quindi, la news fatigue potrebbe essere vista come una cosa positiva perché dà un segno per fare qualcos’altro e dimostra che forse si stanno assorbendo troppe informazioni.
Il problema è quando la stanchezza delle notizie porta all’elusione delle stesse, il che significa che, poiché si è molto stufi, si evita tutto. Perciò il problema è che non si è in grado di accedere alle informazioni di cui si ha veramente bisogno che sono essenziali per la vita quotidiana, la salute o per la partecipazione politica. Diventa quindi fondamentale essere in grado di gestire efficacemente l’affaticamento delle notizie in modo che non si evolva in evitamento delle notizie, che ha impatti negativi a lungo termine sulla vita delle persone.
In copertina foto di geralt da Pixabay