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CULTURA

Lensa AI e le altre app che minano il diritto d’autore degli artisti

Lensa AI è l’app di intelligenza artificiale sta spopolando sui social poiché permette di creare un’illustrazione da una foto. Non è l’unica che lo fa ma, in ogni caso, dietro tale proliferazione di questa moda si nascondono pericoli per dati e privacy. Inoltre, sembra che segua dei canoni occidentalizzati, sessualizzati e misogini.

Il caso Lensa AI nel dettaglio

Come funzione l’app? Chiede di inserire una decina di foto dell’utente. Queste creano un mini training per la macchina che riesce in questo modo a interpretare espressioni, forme e movimenti dell’utente, dando una versione immaginaria. Oltre agli strumenti di fotoritocco l’app Lensa AI offre la possibilità, pagando qualche euro, di generare pacchetti da 50 ritratti realizzati dall’algoritmo di intelligenza artificiale di Stable Diffusion. In questo caso si tratta di vere e proprie immagini che sembrano uscite dalla mano di qualche creativo, con stili colori ed effetti diversi. I disegni sono quindi generati in venti minuti dall’intelligenza artificiale che sfrutta il lavoro di artisti in carne ed ossa, senza avere senza il loro consenso.

Lensa AI non tutela il lavoro dei disegnatori

Lensa AI spaccia gli Avatar per lavori originali ma nelle pennellate, nel colore, nella composizione si vedono replicati gli stili di molti artisti. Stili che chiedono anni di perfezionamento. Fortunatamente, esistono dei motori di ricerca dedicati a comprendere se i propri materiali sono stati impiegati in qualche algoritmo di intelligenza artificiale. È emerso che in certi ritratti prodotti da Lensa AI il sistema ha addirittura lasciato le firme degli autori negli angoli delle immagini (o simboli che le ricordano).

In ogni caso, nessun credito o compenso è stato dato agli artisti che si sono visti replicare lo stile delle proprie opere. Occorrerebbe rivedere le leggi sul diritto d’autore in modo da tutelare queste situazioni in cui l’opera è pure “originale” ma ricalcata su quella di qualcun altro, con uno stile ben distinguibile e un’immagine data dall’editing informatico.

Cosa dicono gli artisti?

La comunità degli artisti, scossa dalla questione, si sofferma sull’ambito etico a quello dello sfruttamento di opere senza consenso. Sono molti i nomi che si stanno battendo per la causa, tra cui Greg Rutkowski, celebre per l’inconfondibile stile con cui disegna i suoi draghi, o Karla Ortiz, che ha disegnato moltissime illustrazioni celebri, che ha deciso di battersi per i diritti degli artisti.

Sessualizzazione, privacy e stereotipi

Un’altra questione da non sottovalutare è che l’IA assorbe enormi quantità di dati generati dagli utenti ed è inoltre portata ad agire seguendo i pregiudizi che animano la società. Sulle foto di donna, l’app genera immagini fortemente sessualizzate, rendendo facile la creazione di immagini pornografiche non consensuali. Gli uomini sono invece idealizzati nella figura del soggetto possente, infatti diventano spesso cavalieri, al contrario delle donne, viste come fate o principesse. Infine, come succede da tempo con i filtri Instagram e altre app, i lineamenti e i tratti etnici vengono appiattiti e i visi schiariti e ricondotti a stereotipi di “bellezza” caucasici e poco realistici.

In copertina foto di Steve Johnson da Pexels

Melissa Mercuri

Giornalista pubblicista, mi occupo anche di copywriting, social media, traduzioni audiovisive, ufficio stampa e insegnamento.

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