L’imprenditore Martin Mobarak ha organizzato una festa per una performance insolita e controversa. Nella sua villa a Miami tra cocktail, balli e cibi esclusivi, ha preso un disegno di Frida Kahlo del valore di 10.000 dollari, l’ha posizionato sopra un calice da Martini con del ghiaccio e dell’alcol e gli ha dato fuoco per trasformarla in NFT. L’opera in questione pare sia l’originale Fantasmones Siniestros, un disegno realizzato dall’artista su una pagina del suo diario.
L’opera bruciata per diventare un NFT a una festa privata
Un vero e proprio show presentato da una banda di mariachi a bordo piscina, ha visto sgretolarsi in cenere il disegno della folla di creature a inchiostro e acquerello, liberata dalla cornice che lo conteneva. Dalle ceneri, sono “nati” 10 mila non–fungible token dal valore ciascuno di 3 Ethereum (circa 4.000 euro).
Il tutto è documentato dal sito e dal video del progetto:
Indagini e controversia sull’opera bruciata di Frida Khalo
L’imprenditore messicano avrebbe acquistato l’opera nel 2015. Nonostante ciò, la faccenda risulta ambigua sotto diversi punti di vista, come sottolinea Mary-Anne Martin, uno dei migliori mercanti d’arte latinoamericani al mondo che ha spiegato a Vice che l’uomo ha venduto due volte il disegno originale di Frida Kahlo, una volta nel 2004 (quindi già in possesso in data antecedente a quella risultante ufficialmente) a una fondazione e di nuovo nel 2013 a un collezionista privato. Resta quindi da chiedersi se l’opera bruciata è davvero l’originale.
In ogni caso, secondo il New York Post, il Mexico’s National Institute of Fine Arts aprirà un’indagine per crimini federali. In effetti, l’imprenditore e “alchimista dell’arte” – come ama definirsi – Martin Mobarak sebbene, secondo le sue promesse, destinerà una parte delle vendite di questi NFT a enti di beneficenza, quali il Museo Frida Kahlo, il Palacio de Bellas Artes e la Children’s Craniofacial Association, ha bruciato un capolavoro del 1944 per renderlo un’opera digitale acquistabile. Bisogna infine discutere sul valore di questa performance: quello che resta, è davvero un’opera d’arte accessibile ai più o un mero strumento di lucro?
Banksy e Hirst prima di Khalo
Nel 2021, un evento simile con risultato diverso ha riguardato un’opera di Banksy. La società di blockchain Injective Protocol, dopo aver acquistato l’opera intitolata Morons (White) del 2006, al prezzo di 95.000 dollari, dello street artist anonimo, l’ha prima “convertita” in NFT, e poi bruciata. Questo perché, come spiegato dalla stessa società in un tweet pubblicato dall’account Twitter @BurntBanksy, il valore sarebbe rimasto nell’opera fisica, piuttosto che nelle risorse digitali. “Vediamo questo evento come un’espressione d’arte in sé e per sé“, ha detto il dirigente dell’azienda Mirza Uddin prima di dare fuoco all’opera.
Secondo lo stesso principio della Injective Protocol, nel luglio 2022 l’artista Damien Hirst ha dato il via a un esperimento unico, creando una collezione di 10.000 opere d’arte su carta accompagnate da altrettante opere d’arte digitali. Acquistando una delle due versioni dell’opera, il collezionista poteva ricevere di diritto anche l’altra. La condizione però era che avrebbe potuto conservarne una sola. Hirst ha quindi concesso ai proprietari un anno per decidere se conservare l’NFT o l’opera su carta.
The Currency, questo il nome del progetto, è un esperimento che sfida il concetto di valore nell’arte perché, secondo l’artista, costringe chi acquista a ragionare sulle diverse caratteristiche delle opere: identiche ma differenti nella presenza.
Le opere su carta “non selezionate” sono state infatti bruciate in occasione di una mostra, anch’essa intitolata The Currency, alla Newport Street Gallery di Londra, a partire dal 9 settembre.