morte sostenibile - green
LIFESTYLE

Morte sostenibile: il compostaggio umano con il metodo Recompose

Eretico? Sfacciato? Nell’era dove tutto “è green“, anche la Morte non poteva che diventare sostenibile. Ma sempre a prezzi competitivi sul mercato (circa 7 mila dollari). Ora, anziché cremare o sotterrare i vostri cari, l’alternativa è quella di “ridarli alla terra” naturalmente, rendendoli autori di aiuole e fiori nel vostro giardino. Si calcola che, per ogni morte sostenibile, venga risparmiata oltre una tonnellata ci CO2.

Morte green: di cosa si tratta e come funziona il compostaggio umano

Questa alternativa rispetta sicuramente di più l’ambiente, in quanto emette meno quantitativo di CO2 nell’aria; inoltre, senza impiegare una bara di legno, si consuma meno materia prima, ovvero l’albero, deforestando meno e trasportando meno prodotto, oltre a tutti gli accessori che compongono l’interno della bara. Ergo, meno inquinamento e più sostenibilità ambientale.

Per quanto riguarda il compostaggio umano, è necessario lasciare il defunto all’interno di un contenitore, una bara riutilizzabile, coperto da prodotti specifici: erba medica, paglia e trucioli di legno. Poi tenuti esposti al calore, ad una temperatura di 65,5 gradi per agevolare il procedimento. In questo modo il cadavere andrà a decomporsi e ci dovrà restare per un mese intero. 

Al termine di questo periodo, si sarà formato il compostaggio, perciò la terra è pronta per essere sparsa in natura. I “resti” vengono riconsegnati ai cari, i quali sceglieranno come impiegarla e per cosa piantarla.

Ogni corpo può produrre fino a un metro cubo di terreno circa.

Morte ecologica: dove è legale nel mondo?

Denominata anche “riduzione organica naturale”, questa procedura risulta del tutto sostenibile e naturale. Ideato in America, il primo Stato a renderla legale è stato Washington, nel 2019. A seguirlo poi, Colorado, Oregon, Vermont e California. Infine, ultima recente new entry nel giro d’affari della morte sostenibile è New York, la quale ha autorizzato la pratica del compostaggio umano.

In Europa, invece, l’unico Paese dove è legale questa pratica è la Svezia.

Metodo Recompose: la prima azienda a creare il processo di compostaggio umano

La prima azienda a fornire questo tipo di servizio è stata la Recompose, fondata nel 2017 e con sede a Seattle. Il primo impianto ha aperto nel 2021 in un edificio di 1.720 metri quadrati. La stessa, fornisce la seguente definizione per questa innovativa via di post – morte, affermando che è un:

processo biologico per convertire materiale organico, compresi i resti umani, in un materiale organico terroso stabile che non è riconoscibile come resti umani. Durante il processo, il cambiamento avviene a livello molecolare.

Ora, tralasciando la questione ambientale e inquinamento. Quanto può esserci di etico o di poetico nel rendere il cadavere di un parente un “rifiuto” organico? Se non lo si vuole definire in questa maniera, si può vederla in modo romantico, al di là dell’iter un po’ scabroso in sé, pensando che il parente diventerà un albero o dei fiori bellissimi e vivrà in eterno. Ma non è una forzatura? O meglio, non dovrebbe essere la persona interessata a scegliere se diventare concime?

Ovviamente, la Chiesa cattolica si dissocia e si ribella a questa pratica. Per ovvie ragioni.

E tutti gli ambientalisti sceglierebbero di decomporsi per un mese e di essere sparsi in natura, evitando così di inquinare ulteriormente il pianeta?

L’idea potrà risultare nobile, peccato che puzza come un’innovativo business che associa il settore che non entrerà mai in crisi, la morte, con l’onda del secolo, la sostenibilità. Già, perché la morte sostenibile, costa più di un’imbalsamazione o di una cremazione; oscilla fra i 5 ed i 7 mila dollari.

Foto in copertina sito ufficiale di Recompose

Federica Felice

Giornalista praticante, con un background da Interior & Garden designer. Amante delle curiosità, creo Loisir Magazine, una rivista di svago, appunto.

Leggi anche...