Fantasmi, spiriti, serial killer e case abbandonate. Tutti questi elementi ci provocano un brivido al solo pensiero. C’è chi ci crede davvero, chi ne è affascinato e chi, se pur scettico, non può farne a meno. Secondo una ricerca Codacons i maestri dell’occulto attirano ogni anno 13 milioni di italiani, per un guadagno totale di 8 miliardi di euro. Esistono circa 160.00 “professionisti” che offrono in media 30.000 consulenze al giorno, con il primato della Lombardia: 2.800 operatori e 200.000 clienti. Secondo il 55° rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, durante il biennio di pandemia sono cresciute le credenze verso l’occulto. Non sorprende quindi l’interesse spropositato verso i film del genere, che attirano sempre un’enorme quantità di pubblico.
Perché siamo attratti dal paranormale e dall’horror?
Secondo il Dottor Jeffrey Goldstein, del dipartimento di Psicologia Sociale e Organizzativa presso la Università di Utrecht:
La gente va a vedere un horror perché desidera essere spaventata, o non tornerebbe una seconda volta. Scegliamo la tal forma di intrattenimento perché desideriamo che questa ci coinvolga. Ciò è indubbiamente vero per coloro che si accostano a prodotti di intrattenimento come i film dell’orrore, che hanno un grande impatto. […] Anche se decidono consapevolmente di vedere questo tipo di lungometraggi, le immagini risultano comunque disturbanti per molti. Tuttavia, il pubblico è capace di prestare attenzione tanto oppure tanto poco quanto empatizza, così da controllare l’effetto che [quello che stanno vedendo] ha su di loro, in termini di emozioni e non solo.
Per il Dottor Glenn Walters, che nel 2004 ha pubblicato sul Journal of Media Psychology un articolo in merito, i 3 fattori primari che attirano gli spettatori sono:
- la tensione generata dalla suspance;
- la rilevanza correlata a qualcosa di personale come la paura della morte;
- l’irrealismo.
Stando invece alla tesi del 1995 del Dottor Deirdre Johnston su Human Communication Research esistono 4 principali ragioni per cui si guardano gli horror: la ‘visione gore‘, la ‘visione del brivido’, la ‘visione indipendente’ e la ‘visione problematica’. Lo studioso ha spiegato che “è stato trovato un collegamento tra le quattro motivazioni che portano a vedere gli horror e le risposte cognitive ed emotive degli spettatori a tali film, così come la tendenza degli stessi a identificarsi con la vittima o con il carnefice di turno“.
L’horror e i giovani
La maggior parte di coloro che sono attratti dagli horror sono soprattutto i giovani, e talvolta anche i bambini. Questo porta a delle conseguenze? Secondo gli studi sugli effetti delle immagini sull’infanzia risalgono alla metà del Novecento, in particolare agli anni Cinquanta. La teoria dell’apprendimento sociale di Albert Bandura spiega per la prima volta l’interazione tra la mente del bambino e l’ambiente in cui si trova e di come questi imparino grazie all’osservazione, all’imitazione e all’ambiente sociale. Bandura ha studiato soprattutto la reazione rispetto alla esposizione dei comportamenti violenti e aggressivi.
I risultati hanno rilevato che la maggior parte dei bambini esposti al modello aggressivo risultavano più inclini a comportarsi in quel modo rispetto a quelli che non avevano assistito. L’incidenza incrementava nei casi in cui il comportamento aggressivo e violento si fosse in qualche modo dimostrato il modello vincente.
I bambini attratti da questo genere sono alla ricerca di emozioni forti e vogliono provare sensazioni di spavento e paura. Come se fossero un test per misurare il loro coraggio. Sono attratti dal mistero, ma vengono esposti a scene di aggressività e crudità che può portare a generare ansia, difficoltà e angoscia o imitazione.
L’importante è quindi che ci siano dei mediatori nella fruizione di certi contenuti per creare un’occasione di confronto e condivisione e poter discutere di emozioni.
In copertina: Foto di Stefan Keller da Pixabay