Probabilmente ormai tutti sanno chi siano i troll, ovvero coloro che nel mezzo di una discussione su internet inviano messaggi provocatori o fuori tema. Quello che meno persone sanno è che nel tempo si sono diversificati e hanno trovato nuove tecniche per creare scompiglio nelle discussioni. Tra queste, una nuova tendenza molto comune, è il sealioning.
Cos’è il sealioning?
Il sealioning, il cui termine vuole letteralmente dire “fare il leone marino”, nasce da un fumetto del 2014 di David Malki. Nel disegno si trova un personaggio che esprime un’avversione per i leoni marini e un leone marino si intromette per chiedergli ripetutamente di spiegare la sua affermazione. Il leone marino cerca di interrogare le sue opinioni, con cura. Per questo motivo, il termine ha guadagnato popolarità e viene usato per descrivere alcuni dei comportamenti di coloro che esprimono comportamenti inopportuni online, chiedendo spiegazioni al solo scopo di creare irritazione.
Secondo quanto scritto su The Vision, per l’antropologa del Berkman Klein Center dell’Università di Harvard Amy Johnson, si tratta di una “performance di ingenuità oppositiva e consapevole”, che combina domande insistenti, spesso relative a informazioni facilmente reperibili altrove o già condivise più volte dall’interlocutore. Con la ricerca ostinata e molesta di instaurare un dibattito “costruttivo” a prescindere dalla volontà di parteciparvi di chi si ha di fronte”
Una molestia che si trova soprattutto online sotto i profili e gli articoli di chi fa attivismo e divulgazione. Questo comportamento trova le sue radici nello sfruttamento, a scopo offensivo, del concetto di confronto con l’obiettivo di umiliare l’interlocutore e invalidarne le argomentazioni.
Come contrastare il sealioning
Isolarlo e riconoscerlo è importante prima di tutto perché rappresenta uno spreco di energie, che potrebbero essere indirizzate in maniera più costruttiva. Costituisce poi una forma di molestia e danneggia i processi di apprendimento informale tipici delle interazioni online. La persona vittima di sealioning diventa sospettosa e tenderà a ignorare anche le richieste di confronto in buona fede per tutelarsi. Ciò comporta una perdita significativa del valore che potrebbero avere le comunità online, in cui l’apprendimento potrebbe colmare le lacune della più ampia comunità offline.
Non rispondere a chi “fa il leone marino” resta comunque la prima strategia sensata per preservare il proprio benessere psico-emotivo. Bisognerebbe inoltre favorirebbe un maggiore coinvolgimento nel discorso online sui temi di rispetto sociale su quelle categorie più soggette agli attacchi dei troll, in modo da conoscere meglio i loro obiettivi e abbattere delle barriere. In generale, chi ha a cuore la salute del dibattito pubblico dovrebbe prendere le distanze dalle pratiche contro la libertà di espressione e del confronto.
Altre tecniche di trolling
Il sealioning non è l’unico fenomeno online che va contrastato quando si parla di dibattito pubblico. Mantenere i toni civili in una conversazione con uno sconosciuto “virtuale” sembra essere sempre più difficoltoso e porta a modi non solo negativi di esprimere la propria opinione, ma di screditare proprio l’avversario. Tra le altre forme di manipolazione, riscontrati online e non solo, possiamo citare sicuramente il tone policing, ovvero il tentativo di spostare l’attenzione dai temi ai toni del dibattito per minare la credibilità della controparte; il gaslighting, per far dubitare l’interlocutore della sua stessa percezione delle cose; e infine il mansplaining, che si riferisce a spiegazioni non richiese fatte dagli uomini alle donne.
In copertina foto di Rhododendrites da Wikimedia Commons